venerdì 28 settembre 2012

Le pagelle: CHRISTIAN DIOR SPRING SUMMER 2013


Il mondo della moda ha dell'incredibile. Basterebbe fermarsi a pensare per un secondo a come siano stati cambiati i connotati, nelle ultime stagioni, a questa importante maison: dall'opulenza di Galliano al minimalismo di Simons. Dalla dissenteria alla stipsi.
Punti di vista lontani anni luce l'uno dall'altro che, per chissà quale scherzo del destino, in tempi e situazioni diversi, sono confluiti all'interno della stessa scatola. Ma ora è il momento di Raf, le dietrologie nel fashion world lasciano il tempo che trovano.
Nuova veste grafica, forse troppo grafica! Trattenuto l'inizio con piccoli plisset e abbinamenti gonnellino-bermuda/giacca scampanata con piccoli elementi decorativi (sparati là tanto a dire "le decorazioni ci sono"), ci si lascia poi andare in volumi più rilassati con top aderentissimi, gonnelloni e abiti doppiati di organze fiammate, stampe floreali e top asimmetrici dalle tinte uniposka: colori aciduli a cui ci si affida per cercare di salvare una collezione che descrive una curva discendente a rotta di collo.
E' ancora prestissimo per tirare le somme ma l'orizzonte è come se mostrasse una slittamento dell'esperienza Jil Sander direttamente in Dior. La reinterpretazioni passa attraverso lo stesso stilema... sottrarre a tutti costi, anche quando una maison ha costruito il proprio potere e la propria personalità sull'addizione. Non è un designer da quattro soldi e sicuramente saprà prendere in mano, al meglio, le redini di questa deliziosa maison. Ma per ora è un 4.

3 commenti:

  1. Non sono completamente d'accordo con il tuo discorso.
    Che la collezione sia un po' un buco nell'acqua, ok. Troppa roba, troppe idee, troppi volumi, troppi colori...insomma ci saran pure delle uscite belle ma non si capisce come possano convivere tra di loro. (Tra parentesi: che brutte le stampe!). Quello che emerge èp una grande confusione, la mancanza di un focus preciso, cosa che con Simons non è mai accaduta.
    Certo, credo che il tuo 4 sia un po' duro, ma si sa, con Raffi io sono di parte.
    Non sono d'accordo con te quando dici che il processo creativo di Simons non sia coerente con quello della maison. Simons e Galliano stanno agli antipodi del sistema, sicuramente, ma Galliano non è la maison Dior, per quanto ne abbia arricchito, e talvolta impoverito, l'archivio. Penso che Simons sia molto più vicino a Christian Dior, per visioni estetiche e metodo, di quanto non lo fosse Galliano, che invece che disegnare l'immagine di una donna raffinata caratterizzata da elementi luxury ha messo in scena molte baracconate, che possono piacere ma che, credo, non rappresentano l'eredità di Christian Dior. Certo, come dici tu le dietrologie lasciano il tempo che trovano e ora, oltre a una collezione confusa, di confuso c'è anche il mio commento!

    robs

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  2. Io concordo con Robs. É molto Dior come forme, naturalmente passata tramite il setaccio Simons. Però ci sono le forme, i ricami qua e là (probabilmente per dire proprio che "le decorazioni ci sono").... Insomma, io la trovo Dior. Bruttissima, ma "Diorabile".

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  3. Non ho mai detto che non è Dior... ma se consideriamo che DIor è una maison per donne di un certo tipo: femminilità costruita, eleganza riconosciuta etc... vedere sulla passerella un vestitino come quello a sinistra o lo shortino con top arricciato con la coda... è un bel cambiamento. Per me rimane che è come se Simons avesse spostato il suo lavoro in maison Dior senza adattarlo granché (tranne che per l'outfit secondo da destra). Poi ovviamente non è così, Raf avrà fatto l'esegesi dell'archivio appena giunto in maison ma a me non è arrivato nulla. L'addizione di cui parlo è quel qualcosa in più, quella ricerca della costruzione o dei volumi che qui mi sembrano andati persi per un minimalismo tipico di Raf. A me non è piaciuta assolutamente. Spero, anzi ne sono sicuro, che prossimamente il tutto prenderà una piega diversa... qui siamo al limite con l'abc.

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